FAUST
da Marlowe, Spies, Goethe
testo Fabio Pisano
traduzione Ina Gonçi
adattamento, scene, costumi e regia Davide Iodice
musiche originali Lino Cannavacciuolo
luci Loic Hamelin
collaborazione a scene e costumi Laedja Hajdari
assistente alla regia Genti Decka
con
Hervin Çuli – Faust
Ema Andrea – Mefistofele
Niada Saliasi – Margherita/spirito
Gert Ferra – Wagner/spirito
Indrit Çobani- Dio
Lulzim Zeqjia – Il prete/studente/spirito
Besmir Bitraku- Lucifero/spirito
Ina Gjonçi– madre di Margherita/spirito/studentessa
Krist Lleshi – Marta/studentessa/spirito
Genti Decka – Cristo/studente/spirito
produzione Teatri Kombetar Tirana - Sardegna Teatro
con il supporto dell' Istituto Italiano di Cultura di Tirana
Il regista Davide Iodice e il drammaturgo Fabio Pisano, dopo il successo di Vizita, tornano a collaborare insieme con uno spettacolo liberamente ispirato al Faust di Goethe, prodotto dal Teatro Kombetar di Tirana e co-prodotto da Sardegna Teatro, con il sostegno dell’Istituto Italiano di Cultura di Tirana.Il Faust di Goethe nell’immaginario collettivo è forse uno dei testi più feroci e necessari della storia della letteratura. La sua vicenda si ispira a un personaggio realmente esistito, poi trasfuso nel mito. Leggenda narra che morì mentre praticava un esperimento alchemico. La terribile morte, dovuta a un’esplosione, provocò mutilazioni tremende nel suo corpo e le condizioni in cui il cadavere venne ritrovato diedero adito alle ipotesi più immaginifiche, le cronache dell’epoca raccontarono che fosse stato ucciso dal Diavolo.Il Faust ri-scritto da Fabio Pisano riecheggia molto all’interno della storia di Goethe poiché il grande scrittore tedesco, nella sua opera, è riuscito a racchiudere l’emblema dell’anima moderna. Anima che si adagia perfettamente ai nostri tempi. A differenza del mito classico del Faust, tramandato dalla tradizione orale e drammaturgica, il protagonista di Goethe non sigla un patto con il Diavolo (Mefistofele), ma accetta di partecipare a una vera e propria passeggiata, metafora del cammino all’interno del sé e del mondo, all’interno delle proprie debolezze e dei propri limiti. Faust l’incarnazione dell’uomo moderno, per cui il demonio non rappresenta più la tentazione o il peccato, ma soltanto il male necessariamente presente nella vita. In questa nuova visione l’uomo non teme il diavolo, che appare quasi naturalmente e non per una diretta evocazione, ma acconsente a stare al suo gioco pur di sperimentare un poco di leggerezza e libertà della vita; è talmente sopraffatto dal peso dell’esistenza e della conoscenza, ma soprattutto dalla sua ossessione ovvero il principio, quel principio-verbo presente all’interno delle Scritture, da decidersi a cedere l’anima al diavolo in cambio di un attimo, un solo attimo, di eternità. Il patto con il demonio raccontato nel testo diretto da Iodice, diventa quindi riflesso non solo di una speculazione filosofica, ma, soprattutto, di una dimensione antropologica ancora strettamente attuale.Attraverso i sette peccati capitali e soprattutto, attraverso l’incontro e l’amore esploso per Margherita, Faust vivrà i suoi tormenti e i tormenti dell’uomo moderno, incarnando il simbolo e al contempo l’exemplum sacrificii della costante e infinita lotta del bene contro il male. La messa in scena di Iodice richiama tutti gli elementi simbolici propri alla sua poetica teatrale, che attraverso l’uso e la loro trasformazione, ci conducono nel cunicolo sempre più stretto della mente del professor Faust, cunicolo che trova la sua libertà provenire dall’alto, una liberazione, una ascesi. La strada definitiva verso la condanna, o la redenzione..