mettersi nei panni degli altri
vestire gli ignudi
scrittura scenica
collettiva realizzata insieme agli ospiti del Dormitorio Pubblico di Napoli
primo movimento del progetto Che senso ha se solo tu ti salvi
un percorso di ricerca e creazione ispirato a Le Sette opere di Misericordia di
Caravaggio
drammaturgia e regia Davide Iodice
ccon
Antonio
Buono, Davide Compagnone, Luciano D’Aniello, Maria Di Dato, Giuseppe Del
Giudice, Pier Giuseppe Di Tanno, Raffaella Gardon, Ciro Leva, Bruno Limone, Osvaldo
Mazzeca, Vincenza Pastore, Giordana
Racic, Peppe Scognamiglio, Giovanni
Villani
spazio scenico, maschere e costumi Tiziano Fario
collaborazione al progetto Luigi Del Prato
produzione Teatro
Stabile di Napoli, Interno 5, Fondazione Campania dei Festival – Napoli Teatro
Festival Italia
collaborazione Centro Prima Accoglienza (ex
Dormitorio Pubblico), Scarp De Tenis, Binario della
Solidarietà – Napoli
Che senso ha se solo tu ti salvi
è parte di una trilogia che Davide Iodice dedica alla crisi della società
contemporanea: nei due lavori precedenti, La fabbrica dei sogni e Un giorno
tutto questo sarà tuo, aveva affrontato rispettivamente il tema del sogno con
gli ospiti del Dormitorio Pubblico di Napoli, e quello dell’eredità
generazionale mettendo genitori e figli in scena.
Con questo nuovo lavoro il regista si è posto come materia di indagine il
concetto di compassione, nel senso etimologico di empatia, di relazione vitale.
Il suo soggetto di ispirazione sono le Sette opere di Misericordia di
Caravaggio. Anche qui la ricerca unisce indagine antropologica e espressiva,
attraverso un processo di laboratori e di residenze creative con attori e non
attori accomunati dalla ricerca di un linguaggio condiviso e di una stessa
intenzione di senso. “Caravaggio costituisce un riferimento formale e
metodologico costante nel mio lavoro”, spiega il regista in una sua nota, “quasi
un correlativo oggettivo, che qui ho inteso esplicitare assumendo una delle sue
opere più identitarie per la nostra città.
Da qui sono partito per una ricerca espressiva che continui quella riflessione
sulla crisi della società contemporanea avviata nel 2010 con La fabbrica dei
sogni e proseguita con Un giorno tutto questo sarà tuo. La perdita
dell’identità, la ricostruzione dei sentimenti, la paura della alteritá, la
disintegrazione di un sentire collettivo e, al suo opposto, la necessità di
essere riconosciuti e accolti, sono alcuni dei temi diversamente declinati nei
gruppi di lavoro dall’O.P.G. alla comunità migrante, fino agli ospiti del
Dormitorio pubblico. Qui ritorno con un debito di riconoscenza e con la
certezza che l’uomo può essere uomo ovunque”.